Ciao, grazie di essere qui!
Questa è Italia | Mondo, la newsletter che viaggia per il mondo attraverso le voci di scrittori e scrittrici che lo hanno raccontato e dei personaggi che lo hanno abitato.
Prima di iniziare:
In arrivo in libreria per La Revue (già in prevendita qui) la mia inchiesta sulla violenza di genere “La vita delle altre”, con le illustrazioni di Claudia Petrazzi.
Come immagine simbolo di questo lavoro abbiamo scelto questa illustrazione e questa citazione da una poesia dell’artista e attivista peruviana Cristina Torre Cáceres che trovate per intero qui.
Nello stesso numero de La Revue ci sarà anche l’inchiesta di Anna Toniolo e Simone Fontana “L’abuso silenzioso” sul tema della profilazione razziale, con le illustrazioni di Filippo Perelli, autore anche della mappa di oggi!
A proposito di grandi imprese, il mio amico Stefano Ricco sta per partire per l’Amazzonia dove, con il suo gruppo, girerà un documentario su una tribù indigena che solo nel 2024 ha incontrato per la prima volta degli europei cui ha chiesto di portare nella foresta tecnologia, smartphone e connessione internet per difendersi dall’isolamento e contrastare le attività criminali di multinazionali e cercatori d’oro.
Qui si può leggere di più sul progetto e lo si può sostenere partecipando al crowfunding, peraltro in cambio di belle ricompense: io mi sono assicurata la benedizione indigena che avverrà durante una cerimonia tradizionale ad opera dello sciamano del villaggio.
Barcellona
“Tu continua il tuo viaggio e non tornare finché non crollerai per stanchezza o vecchiaia.”
(Manuel Vázquez Montalbán)

Le persone che vorrei incontrare a Barcellona o sono morte o non esistono.
Alicia Gimenez Bartlett l’ho incontrata dal vivo qualche anno fa in occasione di una presentazione alla biblioteca di Cisterna di Latina (!) cui mi avevano invitato. Aveva il suo caschetto argentato, una t-shirt di paillettes con la scritta Mierda e parlava di uomini e prostituzione maschile.
Quella che ancora vorrei incontrare è il suo personaggio più noto, Petra Delicado, ispettrice della polizia di Barcellona apparsa per la prima volta quasi 30 anni fa e da allora risolutrice di decine di crimini.
Femminista prima ancora che poliziotta, è una donna affascinante, testarda, dura, introspettiva, scontrosa e idealista, solitaria e silenziosa. Con il viceispettore Fermín Garzón - sua spalla sempre presente in ogni caso, pronto ad aiutarla ma soprattutto a bilanciare il suo personaggio con una personalità più bonaria, chiacchierona, amante del buon cibo, dura quando serve - formano una delle coppie più riuscite di investigatori.
Più che incontrarli, mi piacerebbe sedermi a un tavolino de La jarra de oro e bere qualche cerveza con loro o semplicemente assistere ai loro battibecchi e ai loro dialoghi sempre brillanti e taglienti che finiscono sempre in scontri verbali, soluzioni imprevedibili e panini al prosciutto.
Una delle mie manie letterarie – ma so di non essere sola! – è quella di dover acquistare tutti i libri di un autore quando leggendolo, di solito per la prima volta, scatta una sorta di colpo di fulmine per cui, senza dircelo, già sappiamo che condivideremo tutto (quello che ha scritto).
È stato il caso di Manuel Vázquez Montalbán per il quale oggi ho un ripiano della libreria interamente occupato dalle indagini di Pepe Carvalho.
È un investigatore privato dalla biografia impresentabile, come lui stesso la definisce: “ex rosso, ex agente internazionale, amante di una puttana più selettiva che seletta”. Ha un piccolo studio sulle ramblas nel quale alloggia il suo strano aiutante Biscuter, è amante travagliato della prostituta Charo e vive sulla collina di Vallvidrera dove cucina pane al pomodoro e zampette di maiale per se stesso e per il suo commercialista e dove, soprattutto, pur dichiarandosi amante della letteratura più che della vita, passa le serate a bruciare i libri nel caminetto, quelli che lo hanno formato e accompagnato e poi tradito. Esattamente come le persone.
“Carvalho si mise in macchina e prese a salire il Tibidabo per tornare nella sua casa di Vallvidrera. Gettò nel secchio della spazzatura tutta la pubblicità trovata nella buca della posta, accese il caminetto con “La filosofia e la sua ombra” di Eugenio Trias, calcolando che avrebbe dovuto un po’ dosare il lento rogo della sua biblioteca. Gli restavano all’incirca duemila volumi, a un libro al giorno ne aveva per sei anni. Bisognava stabilire qualche pausa tra libro e libro, o acquistarne altri, e la semplice possibilità lo disgustava. Forse dividendo in due parti ogni tomo della “Filosofia” di Bréhier e facendo altrettanto con la collana dei classici della “Pleiade”, avrebbe potuto resistere più a lungo. Gli spiaceva bruciare i classici della “Pleiade” che riteneva piacevolissimi al tatto. Talvolta li prendeva in mano per accarezzarli e li rimetteva nell’inferno paralitico degli scaffali cercando di evitare il ricordo di passate letture che un tempo aveva creduto lo arricchissero”.
C’è un nome catalano il cui suono mi è sempre piaciuto tanto: è quello di Mercè Rodoreda, magnifica scrittrice antifascista che lasciò la Spagna di Franco per vivere trent’anni in esilio tra Francia e Svizzera.
È qui che scrive La piazza del diamante, a Ginevra, guardando le montagne svizzere e passeggiando lungo i laghi, pensando alla colombaia della casa d’infanzia in cui si rinchiudeva per riuscire a scrivere e al quartiere Gràcia di Barcellona che ne diventa l’ambientazione. Lo scrisse febbrilmente, come se ogni giorno di lavoro fosse l’ultimo della sua vita, correggendo nel pomeriggio quello che aveva scritto la mattina.
Come spiegò lei stessa: “Le strade sono sempre state fonte di ispirazione per me. Ed è per le strade di Barcellona che la vado a cercare.”
È la storia di Natàlia, che una sera va a ballare nella Piazza del Diamante e la sua vita cambia. Quando accetta l’invito di Quimet a ballare insieme. Quimet che poi la sposa, con cui avrà dei figli, che si inventa un commercio di colombi e inizia a riempire il solaio di uccelli, che parte per il fronte. Natàlia che resta, che combatte per i suoi figli e per la fame, che con paura e coraggio sopravvive alla guerra civile e che vede i colombi volare via.
Oggi nella piazza c’è l’ingresso di un rifugio antiaereo e una scultura di metallo, una donna con alcune colombe che urla o che scappa, come Natàlia e quegli uccelli che aveva sempre detestato, come Colometa, come la chiamava Quimet.
A proposito di paure, non ricordo come ho scoperto questo murale realizzato anni fa (non so se sia ancora lì) alla Fundació Joan Miró dall’artista e illustratore Brian Rea che ha raccolto un gran numero delle proprie e altrui paure, le ha divise per categorie - fisiche, naturali, emotive, politiche e soprannaturali – e le ha dipinte su un muro nero.
Le ha affrontate, esorcizzate, ne ha semplicemente lasciato traccia?
Non lo so, ma guardare e leggere quel muro nero fa sentire meno soli.
Gli ospiti del mese
Alicia Gimenez Bartlett, edita da Sellerio
Manuel Vázquez Montalbán, edito da Feltrinelli
Mercè Rodoreda, edita da La nuova frontiera
Nelle puntate precedenti abbiamo parlato e disegnato di Cile, Lisbona, Cuba, Brasile, Palestina e Israele, Istanbul, Messico, Tōkyō, Canada, Esilio/Desexilio, Parigi, Madri e New York e Case stregate.
Nella prossima puntata parleremo e disegneremo di Luoghi immaginari.
Se hai suggerimenti di luoghi, libri e autori in cui Italia | Mondo potrebbe fare tappa, o se vuoi illustrare la prossima mappa puoi scrivermi a fra.ceci@hotmail.it
Mi chiamo Francesca Ceci e sono autrice e sceneggiatrice di graphic novel e libri illustrati - Badù e il nemico del sole, Possiamo essere tutto, 51 cose da fare per essere felici - e collaboratrice, oggi o in passato, di riviste letterarie tra cui Altri Animali, Flanerì, I libri degli altri e Singola.
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Che bella puntata, Francesca, grazie! Anche io sono una grande fan di Mercè Rodoreda, La piazza del diamante è stato un colpo di fulmine. Non posso dire lo stesso con Carvalho, che quest'estate mi ha fatto penare (ma forse ho solo scelto il libro sbagliato per iniziare). Di Giménez-Bartlett non ho mai letto nulla, cosa mi consigli? :)