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Questa è Italia | Mondo, la newsletter che viaggia per il mondo attraverso le voci di scrittori e scrittrici che lo hanno raccontato e dei personaggi che lo hanno abitato.
La terza puntata è dedicata a Cuba, isola contraddittoria di sogni e di incubi, di rivoluzione e di conquiste, di poeti e di esili.
Cuba
“Mi rendo conto che per un esule non esiste un posto giusto in cui vivere. Non esiste perché il posto dove abbiamo sognato, abbiamo scoperto un paesaggio, abbiamo letto il nostro primo libro, abbiamo avuto la nostra prima avventura sentimentale è sempre presente nei nostri sogni; in esilio non si è che fantasmi, ombre di qualcuno che non si realizza mai completamente; da quando sono in esilio io non esisto più; da allora ho cominciato a fuggire da me stesso”.
Reinaldo Arenas, Prima che sia notte
Una ventina di chilometri a sud de L’Avana c’è un enorme parco con un lago, una ruota panoramica, campi sportivi, una piccola linea ferroviaria, qualche ristorante, un anfiteatro, un grande busto di Lenin in marmo bianco. Dal 1970, per quattro anni, ogni domenica Reinaldo Arenas si incontrava segretamente nei punti più insoliti del Parco Lenin con quattro amici, perseguitati e sorvegliati come lui dal governo castrista, per leggere. Leggevano romanzi, opere teatrali, poesie che gli “permettevano di non diventare matti o sterili, come era capitato ad altri scrittori cubani”. Leggevano ogni settimana qualche pagina di Otra vez el mar, il romanzo che Arenas stava riscrivendo per la seconda volta, dopo che la prima stesura gli era stata sottratta; leggevano la copia che portava con sé in un sacchetto di plastica quando andava a lavorare nelle piantagioni di caffè fuori città e che quando tornava a casa nascondeva sotto le tegole del tetto per non farla trovare e distruggere in caso di perquisizioni.
Quando mio padre mi diede la sua copia di Prima che sia notte, l’autobiografia di Arenas che si chiude con il biglietto scritto dall’autore prima di suicidarsi, il mio sguardo su Cuba fu stravolto. Iniziai a conoscere le vite e le vicende di Arenas e dei suoi amori, clandestini come i suoi libri; del suo maestro José Lezama Lima, autore sconfinato come il suo unico romanzo compiuto Paradiso, entrambi controrivoluzionari e scandalosi; di Virgilio Piñera, che nonostante l’ostracismo del regime non riusciva a lasciare la sua isola, per colpa di quella “maledetta faccenda dell’acqua dappertutto”.
La storia degli autori (cubani e non solo) censurati dai regimi statali e dalle dittature mi ha colpito da sempre, tanto che il primo articolo che pubblicai oltre dieci anni fa su una rivista letteraria parlava proprio di libri bruciati vivi.
Negli stessi giorni in cui riprendevo in mano i libri citati per scrivere queste righe, mi sono imbattuta, grazie alla newsletter di Radio Ambulante, nella pagina Instagram The AIDS Memorial che attraverso fotografie e brevi ricordi, che sono piccoli pugni nello stomaco, tengono viva la memoria di uomini, donne e intere famiglie che hanno vissuto il virus o ne sono morti. Mi aspettavo che spuntasse prima o poi la faccia di Reinaldo, qualche riga di Lázaro, l’amico amato che lo ha assistito fino alla fine, ma tutto quel che voleva dirci sulla malattia che lo consumava lo aveva già scritto lui più di trenta anni prima.
La prima tappa degli esuli cubani è spesso Miami. Lo è stata per Arenas, che dopo diversi tentativi di fuga è riuscito ad imbarcarsi in un aereo storpiando una vocale del suo cognome per non rimanere a terra ancora una volta. È il luogo in cui ha ritrovato altri autori esuli che non riuscivano a pubblicare le proprie opere nemmeno lì e che lì sono morti o solo invecchiati.
È il posto per cui ha scritto “Se Cuba è l’inferno, Miami è il purgatorio”.
È lì, su Coral way, poco lontano dall’oceano, che da vent’anni un edificio bianco che guarda verso l’isola ospita l’American Museum of the Cuban Diaspora, un museo della memoria dedicato alla storia e alla cultura della comunità degli esuli cubani attraverso lo sguardo e le opere di artisti, intellettuali e creativi che la vivono solo da lontano e che spesso non possono farvi ritorno.
L’esilio iniziato durante gli anni di Fidel in qualche modo non è mai finito, ha solo cambiato forma.
A luglio 2018, quasi quaranta anni dopo l’addio di Arenas all’isola, sulla Gazzetta Ufficiale di Cuba venne pubblicato un decreto che stabiliva che per essere considerati artisti e poter diffondere la propria opera serve l’autorizzazione del Governo. Pochi giorni dopo, davanti al Campidoglio, Yanelys Núñez, storica dell’arte, si cospargeva viso e corpo di feci (“La cacca si usa molto nelle prigioni cubane per protestare, perché la polizia non si avvicina a chi è coperto di feci. O ci mette più tempo”) per protestare contro l’arresto degli artisti che manifestavano contro la norma che censura e reprime l’arte indipendente. Quel giorno furono arrestati l’artista Luis Manuel Otero, l’attrice Iris Ruiz, il poeta Amaury Pacheco, il rapper Soandry del Río e l’attivista José Ernesto Alonso.
Un paio di mesi dopo, a casa di Otero, tra la stazione centrale e il Malecón, veniva fondato il Movimiento San Isidro, dal nome del quartiere in cui nacque il poeta José Marti. Artisti, giornalisti, attivisti, ricercatori e professori, riuniti per promuovere la libertà e la cultura e per protestare contro la continua censura, si sono spogliati per denunciare la mancanza di privacy nell’uso di internet, hanno fondato il Museo della dissidenza, sono stati arrestati uno dopo l’altro.
Sfollati, forzati, sospesi, molti di loro ora vivono a Miami, a Madrid, in Polonia, qualcuno è stato scortato fino all’aereo come fosse un diplomatico in viaggio anziché una persona scacciata dalla propria terra.
Gli ospiti del mese
Reinaldo Arenas, edito da Guanda e da Mar dei Sargassi
José Lezama Lima, edito da Sur
L’ospite inatteso
L’ospite di oggi è Gianluca Cataldo, ex libraio e ora ufficio stampa de La Nuova Frontiera, casa editrice indipendente romana nata più di 20 anni, che pubblica da sempre testi (narrativa contemporanea, classici contemporanei, giornalismo, reportage e saggistica di attualità) di autori di lingua spagnola, portoghese e catalana dall’America latina all’Africa lusofona e che negli ultimi anni sta traducendo anche fantastici autori di lingua inglese. Ne fa parte anche La Nuova Frontiera Junior con libri di narrativa, filosofia, classici e albi illustrati. Ecco i suoi consigli:
Su Cuba consiglio i libri di Abilio Estevez, in particolare Tuo è il regno (Adelphi). L'Isola, nel romanzo, è un luogo al confine - e come dirà lo stesso Estévez, “al confine col pericolo” - e divisa in due parti: l'Aldiqua e l'Aldilà.
Siamo nelle ultime settimane della rivoluzione cubana, e il libro si conclude con un incendio devastante il 31 dicembre 1958, notte in cui - nella vita vera - Batista scappa con il suo tesoro nella Repubblica Dominicana consegnando di fatto Santiago prima, e poi l'intera Isola, ai barbudos. Ed è quest'Isola la protagonista, un luogo autosufficiente - quasi un piccolo ecosistema - dove si assiepano figure incredibili: lo zio Rolo, proprietario di una bellissima libreria, la profetica Contessa Scalza che avvertirà tutti della catastrofe imminente, il piccolo Sebastian (lo stesso autore) e tra gli altri anche il Ferito, un ragazzo trafitto che nell'ultima parte, nell'epilogo, si trasformerà nel Maestro (una summa di tutti gli scrittori della vita di Estévez) e che suggerirà all'autore di tradire Flaubert, di manifestarsi evitando di imitare Dio nel suo attributo più irritante, l'invisibilità, e di scrivere. E Abilio/Sebastian scrive la prima frase del libro e ricomincia a raccontare della sua infanzia, della sua prima vita, prima che la Rivoluzione Cubana gliene regali un'altra. E scrive “Si sono raccontate e si raccontano tante di quelle cose sull'Isola che se uno decide di crederci finisce per impazzire”.
L’ospite speciale
C’è un ospite speciale, oggi: Valentina Barile, giornalista (Confidenze, Famiglia Cristiana e altre riviste) e podcaster. Su Radio Bullets ha curato la serie di episodi “Un libro sul comodino”. Tra le collaborazioni estere, in Sudamerica con Corvergencia Medios, Rede Brasiwl Atual, in Costa Rica con Alajuela Digital Web tv e in Spagna con Aquí Latinos Internacional.
È stata tra gli organizzatori della fiera del libro di Napoli “Ricomincio dai Libri”.
In libreria con tre reportage narrativi: #mineviandanti sull’Appia antica (2016), che uscirà in lingua spagnola nel 2023 (Sobras Selectas, Bolivia) e #mineviandanti sulla via Popilia (2017) editi da Les Flâneurs edizioni; Cethegus, la storia da raccontare (2021) edito da Lab Dfg editore. Racconta gli umani e le terre che incontra nei suoi viaggi, negli ultimi anni è vicina alle comunità indigene delle Ande e dell’Amazzonia.
Qui condivide con noi un racconto del suo ultimo viaggio a Cuba dello scorso giugno:
Arrivo a L’Avana in un momento di grave crisi economica, del resto tutti i paesi dell’era post-pandemica la stanno vivendo. Ma a soffrire di più sono le economie in via di sviluppo. Cuba poi, che da più di sessant’anni porta addosso il peso del bloqueo económico statunitense, vive una condizione di povertà estrema. Mancano cibo e farmaci. Il latte, l’anestetico, e tanti altri beni di prima necessità. Ma continua a non mancare una società che si concentra sull’essere umano, sulla parità di genere e tra generi. Aleida Guevara March, medica specialista in allergologia pediatrica, prima figlia di Ernesto Guevara de la Sierna, detto “El Che”, e Aleida March, mi dice: «Noi cubani non siamo valutati per sesso ma per capacità intellettiva, e se noi donne guadagniamo di più del nostro collega è solo perché ricopriamo mansioni che richiedono più responsabilità o più sforzo intellettuale. Il divario retributivo di genere non esiste a Cuba, così come non vi è una divisione prestabilita dei ruoli nell’ambiente domestico: un bambino non vedrà mai la madre cucinare e il padre, sul divano, a guardare la televisione, ma entrambi i genitori prendersi cura della casa. È con l’esempio che si insegnano i valori». Siamo al Centro de Estudios “Che Guevara”, a parlare di gender pay gap e unioni civili. Cuba è il secondo paese, dopo il Ruanda (61,3%), con la più alta percentuale di donne in parlamento (53,4%). E a dirlo è l’UIP (Union Interparlamentaire) nel 2022. La Federación de Mujeres Cubanas è stata fondata nel 1960 con il trionfo della Revolución, e da allora non smette di lavorare alla emancipazione. I progetti che mette in campo coinvolgono le famiglie, i bambini e le bambine, oltre che le donne di qualsiasi età, e interessano non solo le città, ma anche e soprattutto le aree rurali e periferiche del paese. Gloria Marisely Arrechea Malibrán, deputata dell’Asamblea Nacional del Poder Popular e membra della Federación, che incontro a Trinidad nella Casa de la Amistad, racconta: «Sono le donne emancipate ad aiutare le altre che per diverse ragioni dipendono ancora dal proprio partner. È con la formazione che le donne possono dare valore al proprio talento e portarlo fuori dallo spazio domestico». Ma non è solo per questo aspetto che Cuba rappresenta un’avanguardia: a settembre 2022, con il referendum sulla modifica del Código de Familia, il popolo cubano ha approvato - con il 66% di voti a favore e il 33% di voti contrari - le unioni civili e le adozioni anche per le famiglie arcobaleno. Quell’idea di società fondata sui valori umani, che a quanto pare l’Europa sembra aver perso di vista, è portata avanti, con tutte le difficoltà economiche, da una piccola isola dei Caraibi che chiede incessantemente agli Stati Uniti di interrompere el bloqueo perché crede nell’internazionalismo e nello scambio culturale e commerciale con tutti i paesi del mondo.
Nelle puntate precedenti abbiamo parlato e disegnato di Cile e di Lisbona.
Nella prossima puntata parleremo e disegneremo di Israele e Palestina.
Se hai suggerimenti di luoghi, libri e autori in cui Italia | Mondo potrebbe fare tappa, o se vuoi illustrare la prossima mappa puoi scrivermi a fra.ceci@hotmail.it
Mi chiamo Francesca Ceci e sono autrice e sceneggiatrice di graphic novel e libri illustrati - Badù e il nemico del sole, Possiamo essere tutto, 51 cose da fare per essere felici - e collaboratrice, oggi o in passato, di riviste letterarie tra cui Altri Animali, Flanerì, I libri degli altri e Singola.
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Ciao! Su Cuba, consiglio anche un bel libro recente (2022) uscito per i tipi di Sellerio. Si intitola "Chiamatemi Cassandra" di Marcial Gala (collana Il Contesto, la stessa di "Una vita come tante" per capirci), tradotto da Giulia Zavagna (editor di Sur). È un libro crudo, uno spaccato della Cuba degli anni Settanta e Ottanta, ma emotivamente denso. Consiglio se si vuole approfondire la letteratura cubana contemporanea.