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Questa è Italia | Mondo, la newsletter che viaggia per il mondo attraverso le voci di scrittori e scrittrici che lo hanno raccontato e dei personaggi che lo hanno abitato.
La seconda puntata è dedicata a Lisbona e agli scrittori che le hanno dato voce.
I loro libri sono stati per me una mappa e, letteralmente, una guida per decidere di partire.
Lisbona
“La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.”
Josè Saramago, Viaggio in Portogallo
Della prima volta a Lisbona ricordo la luce d’arancio e l’idea che ogni uomo incrociato fosse uno degli eteronomi di Fernando Pessoa. L’uomo spaesato che si guardava intorno sulla banchina del porto, appena tornato dopo sedici anni di assenza, era Ricardo Reis. Quel tipo dimesso e un po' in carne che usciva dalla bottega di un barbiere dell’Alfama, alzando gli occhi verso il cielo prima di rimettersi il cappello in testa, poteva essere Alberto Caeiro. E sembrava quello di Alvaro de Campos il profilo elegante e dal naso arcuato rivolto verso il finestrino del tram che porta a Belem o a una clinica psichiatrica. Quella coda d’abito che sembrava una vecchia toga romana era forse Antonio Mora che girava l’angolo della strada?
L’unico che non incrociai mai fu proprio Pessoa. Neanche quella figura bronzea e immobile, fotografata e abbracciata da sconosciuti, stanco a un tavolino in una piazza del Chiado – soprattutto non quella – poteva essere lui. Piuttosto era l’ombra dietro una tenda su un balcone o la sagoma dietro il vetro che guarda fuori da una finestra. O forse anche quello era solo Bernardo Soares.
Quando terminai di leggere Sostiene Pereira credetti di aver appena chiuso un romanzo perfetto. L’idea fu quella di un cerchio, qualcosa in cui ogni pezzo si rinfila in qualche modo al proprio posto.
La seconda visita a Lisbona trascorse infatti tra i numeri civici inesistenti di rua da Saudade e di rua Rodrigo da Fonseca, tra le omelette alle erbe e i tram che si affaticano in salita e gli angoli dei caffè di Pereira e Monteiro Rossi dei quali risuona l’eco di discussioni su brigade clandestine e sul credere o meno all’anima.
Ma soprattutto trascorse, per un giorno lungo dodici ore come quello di Requiem, tra le strade e le cappelle del Cemetéiro dos Prazeres – dove si trova la tomba di Antonio Tabucchi – e dove mi venne da pensare all’altro lato della medaglia della morte e alle vite che iniziano dal lato opposto del cimitero e quindi alla Conservatoria Generale dell’Anagrafe del paese senza nome di Tutti i nomi di Josè Saramago, dove nella testa del triste signor José, scritturale ausiliario dell’Anagrafe, sboccia l’ossessione immotivata e irresistibile per un dato anagrafico che si trasforma in una donna e che diventa una storia.
La terza volta a Lisbona avvenne attraverso le tavole di Portugal e la storia di Simon che cerca la propria identità attraverso la storia della sua famiglia di emigranti portoghesi. Ogni vignetta ha i colori della città, quelli incontrati per la prima volta anni prima, ci sono tavole sui toni del giallo e dell’arancio, strade in salite e rumore di passi sulle scale, tavole più verdi o più blu, il fiume Tago, il pane con le sardine, tavole rosse, fattorie sui balconi, ovviamente un Cemetéiro. Soprattutto, da ogni pagina escono fuori le voci di una lingua lenta e musicale e inconfondibile che accompagna ogni percorso di Simon e ogni tratto di matita.
Alla fine del libro Cyril Pedrosa scrive (…) resterò in Portogallo un po' più del previsto, ho voglia di disegnare questo Paese. E il cerchio perfetto si chiude.
Gli ospiti del mese
Fernando Pessoa e i suoi eteronimi, editi da Feltrinelli, Adelphi e Passigli
Antonio Tabucchi, edito da Feltrinelli e Sellerio
José Saramago, edito da Feltrinelli
Cyril Pedrosa, edito da Bao publishing
L’ospite inatteso
L’ospite di oggi è GRIOT, prima libreria italiana dedicata alla cultura dell’Africa e della diaspora, alle letterature del e sul Medio Oriente, agli studi postcoloniali e sulle migrazioni, nonché scuola di lingue (arabo, persiano, swahili, amarico, wolof).
Come consiglio di lettura per Italia | Mondo le libraie Cecilia Draicchio e Giulia Riva hanno scelto 'Sta tipa spacca! di Yara Nakahanda Monteiro (Edizioni dell’Urogallo 2021, traduzione di Giulia Vitini), autrice angolana cresciuta in Portogallo:
In ogni città, come in ogni storia, si nasconde l’ombra di molte altre. Questo sembra dirci la scrittrice, poeta e artista Yara Nakahanda Monteiro nel suo romanzo d’esordio ‘Sta tipa spacca!, attraverso il viaggio di Vitória, una giovane donna nata in Angola e cresciuta in Portogallo che a pochi mesi dal suo matrimonio decide di partire per Luanda alla ricerca di una madre che non ha mai davvero conosciuto. Come nella storia dell’autrice - che non a caso si definisce “una pro-pro-nipote della schiavitù, una pro-nipote del matrimonio misto, una nipote dell’indipendenza e una figlia della diaspora” - nelle vicende della protagonista la violenza del colonialismo e le lotte per l’indipendenza si intrecciano all’intersezione di ciò che si ricorda, ciò che si dimentica e ciò che rimane segreto. Con una lingua poetica e precisa, Monteiro scava nell'intimità di una storia familiare fatta di amore e abbandono, sorprendenti vittorie e atroci sconfitte, rivelando come in un gioco di specchi le connessioni profonde - e cariche del dolore inflitto dal dominio coloniale europeo alle popolazioni africane - che legano Portogallo e Angola e due città all'apparenza così diverse come Lisbona e Luanda.
Con questo romanzo, nominato per il Dublin Literary Award 2023 e tradotto in numerose lingue, Yara Nakahanda Monteiro si è imposta come una delle voci più interessanti nel panorama della letteratura lusofona afrodiscendente contemporanea. La sua prima raccolta di poesie intitolata Memórias Aparições Arritmias (2021), vincitrice del premio letterario Glória de Sant’Anna nel 2022, sarà pubblicata dalla casa editrice Capovolte nel 2024.
L’ospite speciale
A proposito di Lisbona, non posso non segnalare Piena, la libreria italiana aperta da Sara Cappai e Elisa Sartor in Rua Cavaleiro de Oliveira 51B, scoperta in questa puntata del Podcast Copertina di Matto B. Bianchi e prossima inevitabile tappa del prossimo viaggio in Portogallo.
Nella prossima puntata parleremo e disegneremo di Cuba.
Se hai suggerimenti di luoghi, libri e autori in cui Italia | Mondo potrebbe fare tappa, o se vuoi illustrare la prossima mappa puoi scrivermi a fra.ceci@hotmail.it
Mi chiamo Francesca Ceci e sono autrice e sceneggiatrice di graphic novel e libri illustrati - Badù e il nemico del sole, Possiamo essere tutto, 51 cose da fare per essere felici - e collaboratrice, oggi o in passato, di riviste letterarie tra cui Altri Animali, Flanerì, I libri degli altri e Singola.
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Lessi Portugal più di dieci anni fa,ma quelle tavole sono rimaste nel cuore. Io che dimentico sempre tutto, ne ricordo ancora molte!
Bellissima quella mappa di Lisbona. Forse la città che più è cambiata negli ultimi dieci anni, e le omelette alle erbe hanno ormai definitivamente lasciato il passo ai pancake rosa. Però, di notte in certe taverne ancora si trovano poeti e cantori di un tempo che inesorabilmente passa e si sgretola. Ma non siamo tristi: altre taverne, altri banconi del bar creeranno altre storie. Io un po’ le racconto :)