Ciao, grazie di essere qui!
Questa è Italia | Mondo, la newsletter che viaggia per il mondo attraverso le voci di scrittori e scrittrici che lo hanno raccontato e dei personaggi che lo hanno abitato.
Prima di iniziare:
🗺 Call for artist - Se sei artistǝ, graficǝ, illustratorǝ, fumettistǝ (o se hai amicǝ che lo sono) e vuoi illustrare una delle mappe della prossima edizione di Italia|Mondo… scrivimi!
🙏 Grazie alle newsletter che consigliano la mia newsletter - e che consiglio a mia volta, da ultime
e - e un benvenuto ai nuovi iscritti.
Oggi puntata speciale dedicata al mio scrittore-poeta-fantasma messicano-cileno preferito.
Sono particolarmente felice e grata di questo numero - apparentemente monotematico, ma chi conosce Bolaño sa che nessuno è più lontano di lui da questo concetto - perché raccoglie scritti e disegni di tre ospiti che seguo e ammiro da tanto tempo, che hanno generosamente condiviso un pezzo di passione comune con questa newsletter 💜
Messico
“Il viaggio infinito di uomini che furono giovani e disperati, ma non si annoiarono mai”
Enrique Vila-Matas, descrivendo I detective selvaggi
La prima volta che ho incontrato Roberto Bolaño è stata dentro un sogno.
Una notte di aprile senza primavera, un nubifragio e una bufera di vento molto caraibici e molto poco italiani mi hanno fatto sognare di percorrere una strada senza argini e senza punti di riferimento, irriconoscibile e uguale a se stessa, solo delle scale bianche sul lato destro, un ragazzo seduto a fumare, la maglietta rossa e i capelli mossi, gli occhiali grandi e la magrezza eccessiva e lo sguardo spaesato.
La mattina dopo andai a camminare in spiaggia, non c’era nessuno, né umani né animali né fantasmi, solo onde e conchiglie spezzate, rametti bagnati, pezzi di vetro levigato e un paio di occhiali senza lenti che portai via.
Quell’estate un’amica regalò a mio padre Un romanzetto lumpen, che lui abbandonò subito e che io raccolsi perché mi piacque la parola lumpen. Lo lessi velocemente e poi lessi tutto quello che l’autore aveva scritto prima di morire a 50 anni. E quando vidi per la prima volta la sua fotografia riconobbi il ragazzo del sogno, gli stessi colori, gli stessi occhiali e capelli, in foto sorrideva e in sogno no, forse perché non ci conoscevamo ancora.
Mi piace pensare che in quel sogno Bolaño se ne stesse seduto sulle scale dell’UNAM (Universidad Nacional Autonóma de Mexico) a lavorare al personaggio di Auxilio Lacouture – alter ego della poetessa Alcira Soust Scaffo -, madre della poesia messicana e voce di Amuleto. Nel settembre 1968 i reparti militari antisommossa entrarono all’Università di Città del Messico e portarono via tutti. Nascosta nei bagni del quarto piano di Lettere e Filosofia rimane solo Auxilio che sopravvive ricordando e sognando mentre fuori, nella piazza delle Tre culture, nel quartiere di Tlatelolco, si compie la strage dei manifestanti, una delle più crudeli repressioni del movimento studentesco della storia: più di 200 morti e centinaia di feriti (ne scrive anche Paco Ignacio Taibo II in '68).
Intanto Auxilio, sorpresa dall’invasione universitaria seduta su un water con la gonna tirata su a leggere le poesie del malinconico Pedro Garfias, racconta la propria di storia e insieme quella che si compiva fuori: “una storia del terrore, una storia poliziesca, un noir, un racconto dell’orrore”. Racconta di come vagava di notte come un pipistrello o come un fantasma per Città del Messico, arrivata dall’Uruguay, bevendo, discutendo, entrando e uscendo dai bar più belli e tristi di Calle Bucareli, Avenida Reforma e Avenida Guerrero, frequentati dai giovani poeti con i loro fogli e i loro versi e le loro ansie. E di come rimase nascosta per 15 giorni in quei bagni, incastrata nel mese di settembre del 1968, in compagnia solo della propria memoria.
Ne L'ultima conversazione, intervista di Mónica Maristain a Bolaño pubblicata sull’edizione messicana di Playboy pochi giorni dopo la sua morte, leggiamo dei suoi 50 anni girovaghi tra America Latina e Europa, ogni risposta disegna una mappa che va dal Cile di Pinochet agli infrarealisti del Distrito Federal, dai bar poetici di Calle Bucareli al campeggio notturno vicino Barcellona ai negozi di bigiotteria europea in cui pure ha lavorato, fino a Blanes, Girona, Spagna, ultima dimora.
Tra tutte queste patrie, Bolaño ne sceglie però altre ancora: “La mia unica patria sono i miei due figli, Lautaro e Alexandra. E forse, ma solo in seconda battuta, certi istanti, certe strade, certi volti o scene o libri che porto dentro di me e che un giorno dimenticherò, che poi è la cosa migliore da fare con la patria”.
Bolaño era poeta in ogni cosa che scriveva, nei romanzi infiniti, nei racconti lunghi e brevi, nelle risposte alle interviste. Nel guardarsi attorno nelle sue tante patrie – il Cile da cui è fuggito, il Messico che lo ha salvato, la Spagna in cui è morto. Infine nella poesia, che è meglio parli da sola.
Ti regalerò un abisso, disse lei,
ma in modo così sottile che lo percepirai soltanto
quando saranno passati molti anni
e sarai lontano dal Messico e da me.
Lo scoprirai quando più ne avrai bisogno,
e non sarà
il lieto fine,
ma sarà comunque un istante vuoto di felicità.
E forse allora ti ricorderai di me,
anche se non molto.
Gli ospiti del mese
Roberto Bolaño è pubblicato in Italia da Adelphi e Sellerio
Le sue poesie e L’ultima conversazione sono pubblicate da SUR.
La poesia citata fa parte della raccolta L'università sconosciuta.
Le ospiti inattese
La prima ospite di oggi è Ilide Carmignani, traduttrice di Bolaño, Borges, Cortázar, Fuentes, Márquez, Neruda, Paz, Sepúlveda. Ha vinto il Premio di Traduzione dell'Istituto Cervantes, il Premio Nazionale di Traduzione del Ministero dei Beni Culturali, il Premio Bodini (con la sua nuova traduzione di Cent'anni di solitudine di G. García Márquez), il Premio Lettura-Corriere della Sera.
Cura gli eventi sulla traduzione del Salone del Libro di Torino. Collabora con il “Post”. Ha pubblicato Gli autori invisibili (Besa) e Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba (Salani).
Ilide ci regala il suo ricordo personale di RB:
Il mio primo incontro con Roberto Bolaño fu un incontro casuale ma non troppo: alla fine degli anni Novanta mi trovavo in Spagna, a Gijón, al Salón del libro iberoamericano che organizzava ogni anno uno degli scrittori che traduco, Luis Sepúlveda, e un amico giornalista chiacchierando mi disse: Hai letto Roberto Bolaño? Pare che sia davvero straordinario. Allora mi comprai Estrella distante in spagnolo e rimasi folgorata.
Che cosa mi aveva tanto colpito in Bolaño allora? La sensazione di essere davanti a uno spartiacque, a uno di quegli autori che segnano un prima e un dopo. Autori ai quali ci si avvicina con difficoltà proprio per la loro novità, perché ti costringono ad abbandonare i binari di lettura che hai sempre calcato e a seguirli, all’inizio faticosamente, su strade mai battute. Autori che ti disorientano. La differenza insomma fra la scrittura degli epigoni e quella di un grande autore.
Rientrando in Italia, scoprii però che Bolaño era già arrivato nel nostro paese e “apparteneva” ad Angelo Morino, illustre ispanoamericanista dell’Università di Torino e traduttore storico non meno bulimico di me, che grazie alla sua collaborazione con Sellerio stava iniziando a pubblicarlo. A onor del vero, anche l’agente Silvia Meucci, innamorata del Nostro, si era adoperata in ogni modo per presentarlo agli editori italiani. A malincuore mi rassegnai, sarei stata solo una lettrice di Bolaño, che pure non è poco.
Passa un po’ di tempo e arriva il mio secondo incontro, anzi desencuentro, con Roberto Bolaño: nel 2002 ero a Torino, alla Fiera del libro, e dovevo andare a cena con Angelo Morino, con cui ero in rapporti molto cordiali. Nel pomeriggio Morino mi telefona: Vieni allo stand Sellerio, ma quando arrivo lui esce dallo stand e mi dice: Sono con Roberto Bolaño, stasera ceno con lui, mi dispiace. Resto un po’ delusa perché due settimane prima avevo portato Morino a cena con me e Sepúlveda e avevamo fatto le 4 di mattina a parlare di letteratura ispanoamericana. Poi alzo gli occhi e a pochi metri da noi, dentro lo stand, vedo un uomo magrolino, con gli occhiali, un viso triangolare molto spagnolo, l’aria un po’ sperduta o annoiata, i capelli spettinati da un vento inesistente, e lo riconosco subito. Morino non accenna a presentarmelo, io non oso chiedere. So che Bolaño è malato, Morino di certo non vuole affaticarlo. L’anno dopo in effetti lo scrittore scompare appena cinquantenne. Questa immagine che conservo di Roberto Bolaño mi è molto cara e naturalmente è fonte, a giorni alterni, di grandissima riconoscenza al caso che ha voluto portarmi così vicino a lui o di grandissima irritazione per il desencuentro.
Il terzo incontro, per me, traduttrice, è quello decisivo, anche se tutto cartaceo, ahimè. Nel 2005 Adelphi mi affida la traduzione di 2666, considerato il capolavoro di Bolaño. Nei vent’anni successivi traduco sedici libri del Nostro, prosa e poesie, sempre consapevole del mio privilegio: dare parole italiane al più grande autore di lingua spagnola contemporaneo.
La seconda ospite di oggi è Silvia Pelizzari, autrice della newsletter Autostrada del sud e socia della libreria Alaska di Milano. Il suo ambito di studio e ricerca è la letteratura centro e sudamericana. Qui c’è la sua pagina IG.
Silvia ci offre una riflessione su RB, in cui mi rispecchio parola per parola, in particolare nel concetto di quanto Bolaño sia il Messico:
Le cose che mi affascinano di Bolaño, al di là della capacità di farmi chiedere ogni santa volta "come ha fatto a scrivere una cosa incredibile come questa?" sono diverse e in apparenza assolutamente scollegate tra loro.
Per esempio: è nato in Cile ed è morto in Spagna ma chiunque lo collega al Messico, dove ha vissuto per moltissimi anni.
È una cosa non scontata: Cortázar è nato in Belgio ed è morto in Francia, ha vissuto moltissimi anni della sua vita a Parigi, ma quando pensiamo a lui pensiamo all'Argentina e su questo non ci sono dubbi. Senza andare troppo indietro nel tempo, Enard vive da ventiquattro anni a Barcellona ma a nessuno viene in mente di pensare alla Spagna pensando a lui.
Per Bolaño no. Bolaño è il Messico e la letteratura messicana del '900 (letteratura messicana che oggi sta vivendo un momento d'oro grazie a scrittrici del calibro di Guadalupe Nettel, Cristina Rivera Garza, Valeria Luiselli e Sandra Cisneros, solo per citarne alcune) è anche (sono tentata di dire "e soprattutto") Bolaño (insieme a Rulfo e Paz, ovviamente, più conosciuti in Italia rispetto ad altri grandissimi autori o autrici come Jorge Ibargüengoitia o Paco Ignacio Taibo II o Amparo Dávila); una cosa che mi incuriosisce e mi stupisce ogni volta perché l'appartenenza si è sradicata dalla nascita per abbracciare qualcosa di diverso che può avere a che fare con la formazione o con l'elezione. O con l'amore.
E poi: l'eventuale interconnessione di ogni sua opera.
Quando dico eventuale intendo dire che non è qualcosa di obbligatorio, i suoi libri si possono leggere separatamente senza che manchi alcun pezzo del puzzle. Ma chi vuole riuscirà a trovare indizi, collegamenti, trame sotterranee. Ho capito meglio 2666 leggendo I detective selvaggi; ho capito meglio I detective selvaggi leggendo Stella distante; ho capito meglio Stella distante leggendo Notturno cileno e vale così anche per gli altri suoi libri che ho letto, con il risultato che non vedo l'ora di scoprire cosa mi farà capire meglio Puttane assassine, che sto leggendo in questo periodo.
Mi pare cioè che Bolaño, come se i libri che ci ha dato non fossero un regalo sufficiente, da un lato ci abbia dimostrato che possiamo essere chi vogliamo dove vogliamo, e dall'altro sia stato in grado di creare un mondo per chi avesse voglia di esplorarlo ma che con generosità non abbia obbligato nessuno a farlo.
Nelle puntate precedenti abbiamo parlato e disegnato di Cile, Lisbona, Cuba, Brasile, Palestina e Israele e Istanbul.
Nella prossima puntata parleremo e disegneremo di Tokyo.
Se hai suggerimenti di luoghi, libri e autori in cui Italia | Mondo potrebbe fare tappa, o se vuoi illustrare la prossima mappa puoi scrivermi a fra.ceci@hotmail.it
Mi chiamo Francesca Ceci e sono autrice e sceneggiatrice di graphic novel e libri illustrati - Badù e il nemico del sole, Possiamo essere tutto, 51 cose da fare per essere felici - e collaboratrice, oggi o in passato, di riviste letterarie tra cui Altri Animali, Flanerì, I libri degli altri e Singola.
Questa newsletter non prevede nessun abbonamento ma puoi supportare questo progetto e il mio lavoro offrendomi una tazza di tè su Ko-fi.
Il logo di Italia | Mondo è opera di Eva Meucci, una creativa prestata al marketing.
Per condividere Italia | Mondo con più persone possibili, schiaccia il bottone qui sotto
Ti hanno girato questa mail e vuoi leggere le prossime tappe di questo viaggio?
Ti ringrazio tantissimo e per avermi citata, e volevo dirti che ho amato questa puntata di Italia | Mondo! Qualche settimana fa, nelle mie ricerche di letteratura latino-americana, mi sono imbattuta in quest'intervista che il traduttore Raul Schenardi fece a Bolaño nel 2003: https://www.perleecicatrici.org/2016/05/02/io-non-ho-mai-avuto-paura-della-morte/
Era veramente un grande!
Spettacolare! Ho letto questo numero tutto d'un fiato. Aspettavo questa puntata da un po' per vari motivi: amo il Messico (tanto da averne fatto materia di studio) e amo Bolaño (tanto da scriverne io stesso), un autore che non smetto mai di leggere e che ogni volta mi dà emozioni sempre nuove e diverse. Anzi, ho finito da poco di leggere un suo libro che mi mancava da un po', "I dispiaceri del vero poliziotto" e l'ho trovato, nonostante sia un testo inedito, spettacolare ("che la cosa più importante del mondo sia leggere e viaggiare, forse la stessa cosa, senza fermarsi mai"). Ancora oggi, il viaggio che ho fatto nel D.F. e dintorni è uno dei ricordi più bello che ho, un posto incredibile che ti cambia per sempre.